Secondo la testimonianza di Cristina, AdS del proprio fratello, da un gruppo di Auto Mutuo Aiuto nasce la possibilità di confrontarsi su molti aspetti dell’essere un AdS, sia che si tratti di aspetti strettamente tecnici o di attenzione al valore emozionale e al senso della responsabilità.
In questi gruppi chi è impegnato da più tempo nella protezione giuridica si rende disponibile a trasmettere alle nuove leve il proprio entusiasmo, oltre che l’esperienza diretta. E nonostante il compito in sé e le situazioni specifiche non siano facili, si sta formando una nuova generazione di figure di tutela con una competenza solida e una maggiore chiarezza di cosa significa stare al fianco di persone fragili.
Conosco l'associazione "Oltre noi...la vita" ormai da sette anni, da quando ho cercato qualcuno che mi aiutasse a comprendere la legge sull'Amministrazione di Sostegno.
Quando nell'aprile del 2012 ho inoltrato presso il Tribunale competente il ricorso per la nomina ad AdS a tutela di mio fratello, persona con disabilità cognitivo-relazionale, ho chiesto il supporto e la supervisione dei consulenti di "Oltre noi...la vita".
Mi sentivo frastornata da questo nuovo ruolo, di cui non è sempre facile comprendere i confini e le specificità, ma che in compenso è gravido di responsabilità.
Durante un colloquio, la dottoressa Piglia, responsabile dell'Associazione, mi parlò dell'esperienza, da poco avviata presso l'associazione, di un gruppo di Auto Mutuo Aiuto per amministratori di sostegno, familiari e volontari. Accettai volentieri la proposta di entrare a farne parte, molto incuriosita, avendo già in corso la partecipazione ad un gruppo AMA per fratelli di persone con disabilità.
Già dal primo incontro, mi sono resa conto che si trattava di un gruppo del tutto eterogeneo: composto da alcune persone di grande esperienza come AdS e anche come tutori, e da altre persone che, un po' come me, erano ai loro primi passi. Ma la vera ricchezza sta proprio nel fatto che ognuno dei membri porta una realtà diversa dalle altre: alcuni si sono fatti carico della protezione di un familiare ed altri si occupano di una persona non appartenente alla propria famiglia. C'è chi si prende cura di una persona anziana, o malata, e chi di un giovane con difficoltà. Ancora, chi ha a che fare con persone dai patrimoni ingenti e chi si batte per far ottenere i servizi sociali minimi.
E tutti convinti profondamente che la tutela e la difesa della persona fragile siano un valore imprescindibile.
Questo mi ha dato subito una sensazione di maggiore sicurezza; scoprire che oltre agli esperti dell'associazione stessa, potevo contare sull'appoggio anche di altre figure che per primi vivono tutti i giorni un impegno così coinvolgente, con tutti i suoi limiti e spesso le sue contraddizioni, ha placato almeno in parte la mia ansia e il mio senso di inadeguatezza.
Così nel corso degli incontri è stato possibile confrontarsi su molti aspetti dell' essere un AdS, talvolta strettamente tecnici altre volte in cui si portava attenzione al valore emozionale e al senso della responsabilità.
Abbiamo scoperto che ascoltare approcci diversi fornisce spunti di riflessione sul proprio operato e sul modo di porsi; particolare fondamentale per persone che devono rapportarsi con figure con cui non è sempre facile dialogare e che non di rado incutono soggezione.
Inoltre, dialogare con un gruppo disponibile all'ascolto, prima ancora che a fornire consigli, consente di esprimere le proprie perplessità e difficoltà in assoluta sicurezza di riserbo; e questo è un potente aiuto alla fatica, in tutti i suoi aspetti, e un antidoto all'isolamento.
Dall'altra parte, chi è impegnato da più tempo nella protezione giuridica si rende disponibile a trasmettere alle nuove leve il proprio entusiasmo, oltre che l'esperienza diretta. In questo impegno viene ricompensato dalla consapevolezza che, nonostante il compito in sé né l'attualità siano facili, si sta formando una nuova generazione di figure di tutela con una competenza solida e una maggiore chiarezza di cosa significa stare al fianco di persone fragili.
“Ho ricevuto la nomina senza conoscere la beneficiaria” racconta Raffaella P., avvocatessa da tempo Volontaria di Oltre Noi..la Vita e amministratore di sostegno di Giulia, una giovane donna sposata e con figli, che 10 anni fa è stata colpita da un’emorragia cerebrale che le ha lasciato gravi conseguenze. Ecco la sua storia.
Raffaella P. è amministratore di sostegno di una donna di 41 anni, sposata, con due figli, che all'età di 31 anni è stata colpita da una emorragia cerebrale e in seguito a questo grave fatto, ha subito danni alle funzioni intellettive e cognitive.
Avendo ricevuto la nomina senza prima conoscere né la beneficiaria, né i familiari, in particolare la madre con cui la stessa vive, Raffaella ricorda che "Meglio sarebbe incontrarsi prima per conoscersi e verificare se è possibile instaurare un rapporto di fiducia".
Quali sono state le difficoltà che ha dovuto affrontare?
Inizialmente non è stato facile perché mentre la beneficiaria mi ha da subito accolto come una figura positiva, la madre mi vedeva, invece, come una figura invadente, che avrebbe interferito nei loro rapporti, piuttosto complessi, e gestito i loro beni.
Il Giudice Tutelare ha ritenuto, infatti, opportuno nominare un amministratore di sostegno esterno alla famiglia, in considerazione proprio dei rapporti ancora oggi conflittuali tra la famiglia di origine della mia beneficiaria e quella del marito.
Come ha impostato il suo ruolo a sostegno di questa signora?
La gestione è sempre molto impegnativa e difficoltosa a causa delle diffidenze della madre, ma con la beneficiaria e i servizi sociali che ci hanno sempre molto supportato, abbiamo fatto enormi progressi. Ora la donna frequenta con entusiasmo e passione un centro diurno che è stato individuato grazie al valido supporto di una cooperativa sociale del territorio, che dapprima le ha fornito assistenza psicologica e in un secondo momento, grazie all'intervento di un valido educatore, ha predisposto per lei un progetto di assistenza domiciliare.
Come amministratore di sostegno intrattiene quindi rapporti anche con soggetti esterni alla famiglia?
Certo, tengo costanti rapporti con tutta la rete di persone e enti che è stata di enorme sostegno per la beneficiaria. Dal momento dell'incidente ad oggi ha fatto incredibili miglioramenti.
Ora, seppur nella disgrazia, appare una donna felice anche nella sua nuova dimensione, di cui ha piena consapevolezza. Ci sono stati quindi importanti e positivi evoluzioni nel percorso, anche se la strada è ancora lunga.
E' contenta di questa sua esperienza come amministratore di sostegno?
Devo dire che la gestione di questa amministrazione di sostegno mi occupa molto, dal momento che spesso mi trovo a dover affrontare anche aspetti pratici, talvolta estremamente complessi.
E molto bello, tuttavia, sapere che tutto quel che faccio, o tento di fare, è pensato per migliorare la vita di una persona che è fragile e debole e che da sola non ce la potrebbe fare.
Il Gruppo Auto Mutuo Aiuto per amministratori di sostegno, famigliari e volontari, è stato avviato nell’ambito del Progetto Ads del territorio Asl Milano Insieme a Sostegno ormai da alcuni mesi. Facciamo il punto su questa esperienza, ad oggi operativa presso il punto di prossimità centrale di Oltre Noi..la vita, ma che si confida di avviare gradualmente presso gli altri punti di prossimità.
Il nostro punto di partenza è stato l'assunto che l'esperienza dell'auto mutuo aiuto possa essere importante per valorizzare le conoscenze, le esperienze e le capacità di affrontare le necessità del beneficiario da parte dell'AdS, in un gruppo in cui ha un ruolo attivo ed è possibile comunicare, condividere i vissuti e comprendere altri punti di vista.
L'AdS che partecipa al gruppo AMA ha la possibilità di condividere le proprie esperienze, con lo scopo di ottenere un sostegno attraverso l'aiuto reciproco. Ciascun membro del gruppo porta la propria storia, la propria conoscenza, le proprie competenze e, attraverso il confronto e la condivisione, trae aiuto per sé e per gli altri.
In questo primo gruppo AMA dell'associazione "Oltre noi.. la vita", nato all'interno del progetto Insieme a Sostegno, si è data la possibilità a familiari e volontari che coprono il ruolo di AdS di sperimentarsi. Le dodici persone che partecipano al gruppo si sono avvicinati in diversi modi: cinque frequentavano l'associazione da tempo come volontari, quattro arrivano dai corsi sulla figura dell'AdS rivolti ai volontari e famigliari, due sono utenti stabili del punto di prossimità, una è un avvocato volontario.
Le persone interessate al gruppo sono state preventivamente incontrate tutte individualmente dalla psicologa, facilitatrice del gruppo, per un colloquio, sia per conoscere le loro storie e capire come si sono avvicinati al mondo dell'AdS, sia per spiegare come funziona un gruppo AMA.
Il gruppo è iniziato ad ottobre 2012, incontrandosi periodicamente presso la sede, per una durata di due ore. I primi incontri sono stati necessari per conoscersi e condividere le motivazioni e le aspettative dei singoli membri, ricordando l'importanza della condivisione esperienziale.
Il gruppo in questi mesi ha avuto modo di conoscersi e di sperimentare l'importanza della condivisione; la nuova sfida ora è verificare se il gruppo è maturo per continuare in modo autogestito, individuando all'interno del gruppo dei facilitatori naturali, in modo che possano continuare in autonomia.
Abbiamo chiesto alla dottoressa Sabrina S., di 32 anni, con studio legale a Milano e a Sesto San Giovanni, da qualche tempo entrata a far parte del novero dei volontari di Oltre Noi..la vita, di raccontarci la sua esperienza, come una giovane professionista ha deciso di dedicare parte del suo tempo alla protezione giuridica. Ecco la sua storia.
Il mio avvicinarmi all'istituto dell'Amministrazione di Sostegno avvenne alcuni anni fa per necessità familiari; infatti, un'anziana prozia, benché fisicamente ancora molto in gamba, nonostante i suoi 86 anni, iniziò a manifestare i primi sintomi di quello che poi i medici definirono un grave decadimento cognitivo a rapida velocità di evoluzione. Fu così che, nell'ottica di garantirle, almeno fino a che ciò fosse stato possibile, di rimanere a vivere nella propria abitazione in un piccolo paesino nel cuore della Brianza e di consentirle di poter far la spesa tutti i giorni nel minimarket sotto casa, senza però correre il rischio che malintenzionati potessero approfittare della sua ingenuità e delle sue difficoltà cognitive, decisi di approfondire l'istituto dell'Amministrazione di Sostegno, fino a rendermi conto che quello era proprio lo strumento necessario a tutelare i suoi interessi, senza tuttavia incidere drasticamente sulla sua libertà personale.
Per meglio prepararmi all'attività frequentai un seminario tenuto dal Professor Paolo Cendon, come è noto fra i promotori di questo nuovo istituto, durante il quale mi resi conto della portata innovativa dello stesso e della enorme importanza del ruolo dell'Amministratore di Sostegno per la qualità della vita della persona fragile. Fu così che decisi di approfondire ulteriormente le mie conoscenze in materia e frequentai un ciclo di incontri organizzati dall'Associazione Oltre Noi ...la Vita a Milano, durante i quali ebbi modo di conoscere genitori di giovani con fragilità o figli con difficoltà a gestire i genitori ormai anziani e non più in salute.
Le testimonianze di queste persone raccontavano di come fosse difficile per un parente rivestire il ruolo di Ads quando questo imponeva l'assunzione di decisioni circa le cure o i ricoveri a cui sottoporre i propri cari; raccontavano, altresì, della loro preoccupazione che un professionista estraneo potesse assumere scelte sbagliate inerenti la vita del loro congiunto.
Realizzai, pertanto, che avrei potuto mettere la mia esperienza diretta, la mia sensibilità e la mia professionalità al servizio di quelle famiglie.
Fu così che qualche mese fa arrivò la mia prima nomina: la beneficiaria era una giovane donna che, dopo un passato di orfanatrofio e comunità, presentava seri problemi di dipendenza da alcool e sopravviveva grazie a una esigua pensione. Mi ricordo che l'assistente sociale mi disse "come prima nomina le hanno assegnato il caso più disperato che abbiamo qui". Dopo quelle parole mi sentii profondamente demoralizzata, ma decisi di non aspettare che l'a.s. organizzasse l'incontro con la Beneficiaria e la contattai subito telefonicamente. La giovane con voce tremolante ma allegra con mia enorme sorpresa mi disse "sono contentissima che mi abbiano assegnato un Ads, spero proprio che lei mi possa aiutare perché io non so più come fare". Queste parole mi fecero comprendere l'importanza del mio ruolo e mi spronano ancora oggi a dare il massimo per far sì che questa giovane donna possa avere un futuro migliore.
Successivamente venni nominata ads di una giovane donna affetta da problemi psichici: il fratello, che per anni aveva ricoperto il ruolo di ads aveva chiesto di essere sostituito perché l'imposizione di talune scelte per il bene della sorella creavano pesanti conflitti all'interno del nucleo familiare. Mi resi subito conto sia della adeguatezza dei progetti di vita predisposti dal fratello sia della difficoltà di far accettare tali scelte alla sorella e ai genitori ormai anziani: decisi, pertanto, di avallare le scelte del mio predecessore parlandone con gli interessati, con l'aiuto del medico di fiducia della giovane: la presentazione di tali soluzioni da parte di professionisti fece sì che la famiglia le accettasse e che si trovasse, finalmente, unita nell'aiutare il membro più debole.
Queste prime esperienze mi fecero comprendere come fosse utile mettere la mia persona e le mie competenze al servizio delle persone con fragilità e delle loro famiglie e come fosse per me gratificante poter contribuire affinchè i più deboli potessero avere un futuro migliore e i loro familiari un appoggio nella faticosa routine quotidiana.
In questa attività, che a volte può portare ad affrontare casi decisamente complicati, un aiuto fondamentale e costante viene assicurato dall'Associazione Oltre Noi ... la Vita che, oltre ad aver avuto un ruolo di grande rilievo nella mia formazione, rappresenta per me un supporto indispensabile grazie alla stretta collaborazione fra i professionisti che la compongono con i quali è sempre possibile confrontarsi. L'Associazione fornisce, altresì, una rete di contatti ai quali è possibile fare riferimento per la soluzione delle problematiche più comuni e per offrire ai beneficiari tutta la cura e le attenzioni di cui necessitano.
Oggi, pertanto, l'esperienza maturata e la presenza dell'Associazione Oltre Noi...la Vita e dei Colleghi che vi fanno parte, mi permettono di affermare, senza timore di essere smentita, che ogni Amministrazione di Sostegno costituisce un'esperienza unica e positiva che arricchisce dal punto di vista umano e che sprona a fare tutto il possibile per garantire al beneficiario quel benessere e quella serenità di cui ha pienamente diritto.
Sabrina S.
“Il Tribunale di Milano è impegnato nell’attuazione del Progetto Innovagiustizia - Best Practises, che si pone come obiettivi la riorganizzazione dei processi lavorativi e il supporto al change management degli uffici giudiziari, è patrocinato dalla Regione Lombardia e finanziato dal Fondo Sociale Europeo 2007-2013. Grazie a questo e ad altri progetti in corso, il Tribunale sta sviluppando interventi di innovazione in vari ambiti: revisione organizzativa interna, informatizzazione, trasparenza, comunicazione e migliori servizi agli utenti. Il Tribunale di Milano è uno dei sette uffici giudiziari della Lombardia impegnati nell'attuazione di questo Progetto. Presso il Tribunale di Monza, il Progetto Innovagiustizia si è applicato all’ambito della volontaria giurisdizione dando luogo alla valorizzazione quali supporto alla Cancelleria dei Punti di prossimità dei Progetti ADS sul territorio, Fianco a Fianco e Insieme a Sostegno.
Il Tribunale di Milano è impegnato nell'attuazione del Progetto Innovagiustizia - Best Practises, che si pone come obiettivi la riorganizzazione dei processi lavorativi e il supporto al change management degli uffici giudiziari, è patrocinato dalla Regione Lombardia e finanziato dal Fondo Sociale Europeo 2007-2013.
Alcuni risultati sono già visibili, ad esempio in termini di accessibilità. Sono stati aperti numerosipunti di accesso per gli utenti: presso i nuovi punti informativi del settore civile si sono rivolti, nel solo 2012, oltre 42.000 utenti. Nel 2011 è stato aperto lo Spazio informativo Tutele, in collaborazione con il Comune di Milano, e nello stesso anno è stato attivato lo sportello dedicato ai Testimoni di giustizia. Questi ed altri punti di contatto troveranno a breve una cornice definitiva nel nuovo Ufficio Relazioni con il Pubblico del Palazzo di Giustizia.
Sempre per qualificare l'accessibilità per gli utenti, è stata redatta ed è disponibile sul sito web del Tribunale una nuova Guida ai servizi, dove gli utenti possono trovare tutte le informazioni necessarie per accedere ai servizi del Tribunale, inclusa la modulistica necessaria, gli uffici cui rivolgersi, gli eventuali costi da sostenere.
È inoltre attivo dal 2012 il collegamento con il Portale Servizi Telematici del Ministero della Giustizia, che consente di accedere via web alle informazioni (visualizzate in forma anonima) sullo stato di avanzamento di tutti i procedimenti civili, penali e di volontaria giurisdizione.
Ricordiamo inoltre che, per il terzo anno consecutivo, il Tribunale di Milano ha presentato ai suoi utenti e al territorio ilBilancio di Responsabilità Sociale. Il nuovo BRS ha, come tema centrale, la crisi economica e gli effetti sulle attività di giustizia, e presenta anche tutte le iniziative in corso per affrontare questa importante sfida nonché i risultati dei vari progetti in corso.
Sempre nel 2012 il Tribunale ha avviato, sulla scia degli ottimi risultati conseguiti dal Tribunale di Monza, un importante progetto in tema di Volontaria Giurisdizione.
Si tratta di un settore di particolare importanza per i volumi gestiti (circa 10.000 procedimenti nel corso dell'ultimo anno giudiziario, di cui circa 1400 per la sola amministrazione di sostegno) e perché si rivolge a un'utenza prevalentemente non professionale, cioè cittadini non assistiti da un avvocato.
L'obiettivo del progetto è quello di sviluppare procedure, relazioni ed innovazioni volte a semplificare e qualificare l'accesso degli utenti della volontaria giurisdizione.
Ciò attraverso due strade: da una parte consolidando le collaborazioni con gli stakeholder del territorio (Regione, Provincia, Comuni, ASL, ordini professionali, e associazioni); dall'altra sviluppando l'infrastruttura telematica in questo settore (estensione del processo civile telematico alla volontaria giurisdizione, interoperabilità delle banche dati delle amministrazioni).
Queste due strade, insieme, consentiranno di ottenere risultati significativi per il territorio, in termini di razionalizzazione del personale impegnato nei procedimenti, minore uso di carta,risparmi in termini di tempo e facilitazioni per gli utenti nell'accesso e nelle comunicazioni con le istituzioni in questo settore, a partire dalle cancellerie del Tribunale.
Ringraziamo la dottoressa Melloni per questi importanti aggiornamenti, e auspichiamo che a breve anche a Milano si realizzi la proficua sinergia con il Progetto Insime a Sostegno, che ha dato già ottimi risultati nel territorio sotto la giurisdizione del Tribunale di Monza, consentendo la valorizzazione dei Punti di Prossimità per l'Ads condotti dalle associazioni come Sportelli di Prossimità dela Volontaria Giurisdizione, raccordati telematicamente con la Cancelleria, dove il cittadino svolge direttamente la procedura per l'amministrazione di sostegno, recandosi in Tribunale unicamente per l'udienza di esame personale.
Un bell'esempio di welfare comunitario che vede un ruolo sussidiario del terzo settore, pienamente riconosciuto come attore del sistema di protezione giuridico territoriale, a fianco di ASL, Comuni e Tribunale.