Per una nuova cultura dei diritti: l'Amministratore di Sostegno nella provincia di Cremona
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Premessa
La firma del protocollo per il progetto Amministratore di Sostegno da parte delle associazioni cremonesi e la relativa adesione al progetto "Per una nuova cultura dei diritti: l'Amministratore di Sostegno nella provincia di Cremona" è un fatto di grande importanza e che ci spinge una volta di più a proseguire sulla via di un coinvolgimento sempre più deciso di altri soggetti.
Il progetto finanzia azioni di formazione, consulenza, promozione e progettazione per istituire nuove figure di AdS. Si rende infatti sempre più indispensabile affiancare a soggetti che lo richiedono (anziani, disabili, ma anche alcolisti, tossicodipendenti) persone che sappiano interpretare con amore e conoscenza i desideri dei soggetti in condizioni di disagio.
Il disegno fa riferimento alla Legge n.6/2004, legge che ha introdotto un vero e proprio capovolgimento culturale perché associa a tutti e tre gli strumenti di tutela previsti (amministrazione di sostegno, interdizione, inabilitazione) un unico obiettivo, cioè la "protezione" di chi è privo di autonomia, offrendo garanzie per la sua qualità di vita attraverso il riconoscimento e il rispetto delle aspirazioni della persona assistita, la legittimazione a rappresentare i bisogni, il governo degli interessi.
La figura dell'AdS rappresenta un grande passo avanti perché si traduce nella presenza di persona che non sostituisce l'assistito dal punto di vista giuridico, ma piuttosto aiuta quest'ultimo in una serie di ambiti stabiliti dal giudice tutelare.
Fra i tanti aspetti positivi che derivano dall'adesione a tale progetto c'è la realizzazione di una azione capace di farsi davvero e finalmente "di rete": una nuova forma di operatività che passa innanzi tutto attraverso il confronto. E' infatti questo un tratto di straordinaria importanza, anche in relazione alle necessità - diverse e specifiche - che si incontrano passando in rassegna il nostro lungo e frastagliato territorio.
Aderire significa dare una mano fattiva, chiedere ai volontari di diventare volontari "al quadrato", permettere di agire direttamente e di non delegare. In ultima analisi, vuol dire accrescere il potenziale insito nel mondo del volontariato, un potenziale capace di agire con successo ma che fin qui non è riuscito a trovare i modi per attivarsi. E questa potrebbe essere davvero un'ottima occasione.
Solidità interna e relazionale
Per far si che questo progetto abbia successo e raggiunga gli obiettivi prima annunciati, serve un'idea solida, condivisa e partecipata. Tutti i sottoscrittori dovranno mirare le loro azioni verso l'obiettivo comune che è la difesa dei diritti delle persone deboli, spogliandosi della loro referenzialità ed agendo con il principio della sussidiarietà. Ognuno, per quanto loro possibile, dovrà agire per dare stabilità e solidità al progetto affinché le azioni condivise abbiano la maggior efficacia e risonanza possibile così da creare consenso, credibilità e fiducia nella società, nelle istituzioni e divenire punto di riferimento per il Giudice Tutelare.
Le istituzioni a loro volta dovranno essere altrettanto credibili e collaborative, dovranno dimostrare consenso, fiducia ed aiuto con la predisposizione di contratti, convenzioni e formazioni che facilitino l'opera degli Amministratori di Sostegno e supportino il progetto con ogni tipo di collaborazione sia morale che finanziaria. Dovranno agire affinché quanto previsto diventi poi una cosa stabile, funzionante e riesca a far crescere la società nella cultura dell'aiuto disinteressato e della sussidiarietà sia orizzontale che verticale.
Sarà quindi necessario un rapporto chiaro e collaborativo, condiviso da tutti, per facilitare una crescita che sfoci in azioni sinergiche, tese all'interesse comune, che incidano sul modo di agire e di pensare rivolto a chi in quel momento è più debole e ha bisogno di sostegno senza però togliere la capacità e la voglia di esprimere desideri e aspirazioni e poter quindi vivere una vita che valga la pena di essere vissuta..
Il Tribunale, i Comuni, l'ASL, la Provincia, la Regione, le Fondazioni, il Volontariato, le Associazioni, la Scuola, le Banche, le Assicurazioni e le altre attività produttive dovranno agire per quanto di loro competenza per dare sostegno finanziario, fare formazione, creare contratti e collaborazioni, accrescere la cultura del sostegno, creare servizi di consulenza gratuita (medica, psichiatrica, civilistica, penalistica, bancaria, assicurativa, psicologica, un gratuito patrocinio se il Giudice Tutelare pretende una presenza tecnica, ecc..) a sostegno degli amministratori locali.
È fondamentale formare e sviluppare, sul terreno socio-culturale, una "veste" complessiva sempre meno precaria/amatoriale per gli AdS, e più ampiamente a favorire, nell'ambiente circostante, il consolidamento di un'immagine ammirevole/gratificante per tale Ufficio così da diminuire (ecco il punto) le ritrosie e le indisponibilità che spesso si riscontrano - nel mondo del volontariato, fra i vicari potenziali - nell'assunzione di incarichi di questo genere.
Molti i dati e le percezioni raccolti sul territorio dalle e nelle varie aree di fragilità di cui il progetto si occupa. Lo scenario è forse più importante e più grande di quanto non venga rappresentato dai numeri che appaiono asettici e freddi e che non rappresentano il bisogno nascosto che solo l'ascolto può far emergere e che rende sempre più indispensabile la necessità di sostegno psicologico che fin ad ora è sempre sembrato abbastanza superfluo. Sono tutte necessità sussurrate, che non fanno ancora rumore, ma se le mettiamo assieme diventano un urlo che obbliga tutti, associazioni, volontari, istituzioni a muoversi, a non farsi sorprendere da questa grande necessità di sostegno che la società reclama.
La Società in genere deve prendere coscienza che la Protezione Giuridica ed in particolar modo l'Amministratore di Sostegno è un istituto fondamentale che indica il grado di civiltà raggiunto da una comunità e che questo istituto sta diventando sempre più necessario anche se apparentemente i problemi sembrano non essere ancora così vicini e pressanti; quindi sarà anche suo compito non ignorare il problema e cercare di agevolare la risoluzione dei problemi che sempre più frequentemente nascono.
Tutto questo potrà avvenire se all'interno del progetto vi sarà solidità e se l'obiettivo finale sarà quello di creare e stabilizzare una rete relazionale attiva che ponga al centro la persona fragile e la risoluzione dei suoi problemi con spirito di sussidiarietà e di aiuto disinteressato.